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Cara Marina, utilizziamo questo tono colloquiale sia per la stima verso di te sia per l’affetto e l’attaccamento per il movimento che tu rappresenti. La Cooperazione dovrebbe essere madre ma anche amica di un’idea di Trentino a cui siamo visceralmente legati. Un’idea di apertura, solidarietà, crescita armoniosa capace di non lasciare indietro nessuno. Come vedi, sono tutti sostantivi di genere femminile. Anche per questo avevamo salutato la tua elezione alla presidenza come un segno positivo dei tempi, anzi alternativo ai tempi in cui siamo precipitati. Una donna che guida un’istituzione “femminile”. E invece no. Non è accaduto quanto speravamo. Non vogliamo entrare nelle dinamiche interne a un organismo complesso e variegato come è la Cooperazione Trentina. Le ultime tue dichiarazioni ci hanno però sconcertato. Perché è successo questo? Dalle tue parole non emergono neutralità ed equidistanza con l’attuale Giunta provinciale, bensì spicca una inquietante “equivicinanza” con la maggioranza leghista, con un sostanziale appoggio proprio ai provvedimenti più discussi di questi primi mesi di governo. Le tue parole hanno politicamente sostenuto, benché questa forse non fosse la tua intenzione, l’atteggiamento ostile della Giunta verso i migranti e verso il sistema solidale del Trentino, anche sul versante del lavoro. Ci aspettavamo parole diverse nei confronti di una maggioranza che più ideologica non si può. E anche più lontana dagli ideali della Cooperazione. Chiediamo ancora: perché succede tutto questo? Quale visione sorregge questa tua impostazione? Se, per accondiscendere al potente di turno, si arriva all'equidistanza come compromesso al ribasso, vuol dire rischiare di perdere la propria anima. Speravamo invece che con te la Cooperazione ritrovasse la sua anima, femminile, accogliente, generativa, in grado di dare alla luce prospettive nuove. Ci siamo ridotti all’omologazione, alle smentite, alle cordate per rintuzzare le giuste critiche di questi giorni. Forse vuoi seguire l’atteggiamento ambiguo degli autonomisti che gridano all’attentato contro l’autonomia astenendosi (per metà del gruppo consiliare) sulla variazione di bilancio della Giunta provinciale, che contiene norme fotocopia rispetto all’attuale governo nazionale. Roma locuta, causa finita. Povera autonomia. Anche qui ci rivolgiamo in maniera colloquiale a un'altra donna: cara Paola (Demagri) perché ti sei astenuta? Perché non ti sei consultata con l’unica deputata autonomista che abbiamo, Emanuela Rossini che ha una posizione molto critica sui provvedimenti del governo Conte? Noi puntiamo ancora sulle donne. La parità di genere è una caratteristica di FUTURA 2018. Ma le donne al potere non possono ripetere certe ambiguità maschili. Dovrebbero fornire speranze di vita e di politica. E di futuro. Piergiorgio Cattani
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